Questa mattina sono andata al bar. Mentre attendevo il mio caffè mi sono imbattuta in una conversazione tra la barista ed una cliente.
Quest’ultima, ragazza giovane sulla trentina, dice “lo stipendio è buono, ma lavoro moltissimo, certo ci sono persone che lavorano tanto quanto me e non sono neanche pagate abbastanza, però preferirei avere più tempo libero a costo anche di vedere qualcosa in meno in busta paga”.
Ovviamente lungi da me dall’intervenire ed infilarmi in discorsi in cui non sono stata invitata, ma con quanta fatica sono stata zitta.
Perché in quella frase ho notato tante di quelle sfumature da un scriverci un post… ed infatti, eccomi qui.
Analizziamo la frase:
a) lo stipendio è buono
– Ok, fin qui tutto bene, raro sentire al giorno d’oggi questa frase in una città di provincia come la mia.
b) ma lavoro moltissimo
– Mmm, non va bene. Nella mia mente risuona il mantra del “work life balance” e del “non siamo alberi, possiamo spostarci”
c) certo ci sono persone che lavorano tanto quanto me e non sono neanche pagate abbastanza
– E quindi? Ci facciamo andare bene una situazione che abbiamo la potenzialità di migliorare, solo perché a qualcun altro va meno bene? Ma lo sai che anche nel mondo dei ciechi, un orbo è Re?
d) però preferirei avere più tempo libero a costo anche di vedere qualcosa in meno in busta paga
– Eccola, qui ti volevo. Ecco la soluzione. Fare una scelta.
Non credo che questa ragazza sia poi andata dal suo datore di lavoro e gli abbia chiesto un part-time, però quelle poche parole mi hanno dato la conferma di quanto facilmente ci abituiamo a quello che vediamo e viviamo e quanto ci viene poi automatico “farci andar bene una situazione” solo perché intorno a noi c’è chi sta peggio. Il cambiamento è complesso e spostarsi da una situazione che al momento ci da sicurezza per andare verso qualcosa di diverso che potrebbe darci qualche beneficio, modificando un tassello della situazione in cui ci sentiamo “comodi”… spaventa.
Il piccolo/medio imprenditore quella comodità non la conosce, ecco perché mi ribolle il sangue quando vedo che ci si “adagia” pur sapendo che quella condizione non è quella che vuoi… perché sono abituata a vivere nella scomodità. Immagina il piccolo/medio imprenditore (se non lo sei) perennemente in piedi su uno di quei passaggi che si trovano nei parchi avventura, quelli sospesi per aria con le tegole di legno legate da cordicelle che ti fanno ballare e tremare ad ogni passo che fai. Non sai se riuscirai a restare in piedi o se cadrai.
Eppure è quella la situazione in cui ci piace stare. Anche l’imprenditore che fa questo lavoro per necessità, perché non trova altro, perché ormai è in questo vortice dovrebbe far qualcosa per cambiare, ma se questa condizione ti piace e sai che l’altra faccia della medaglia non è quello che cerchi, allora devi continuare a camminare su quei pezzi di legno. E’ un percorso instabile, impervio e rischioso, ma ti da un senso di libertà, autodeterminazione ed indipendenza che ti rende la vita “frizzantina” al punto giusto.